Anna Granadori, 2015 - Il Mulino Ricordo che fui particolarmente attratto dal nono capitolo di questo piccolo ma prezioso volume di Anna Grandori (studiosa e ricercatrice i cui primi testi avevo iniziato a conoscere alcuni decenni fa, grazie a una indicazione del compianto Piero Romei): capitolo che aveva un titolo ‘promettente’ (‘Pratiche organizzative e performance nelle imprese italiane’) e che si apriva con una citazione di William Gibson che da sola ‘vale il viaggio’: ‘il futuro è già presente, solo che non è uniformemente distribuito’.
La prima parte del titolo di questo intervento si richiama a un film di Bob Rafelson di ormai 50 anni fa e che ho amato particolarmente (‘Cinque pezzi facili’: film intenso e drammatico, nel quale straordinaria è l’interpretazione fornita da un Jack Nicholson in stato di grazia; non a caso sia il film che l’attore hanno ricevuto a quel tempo la nomination per l’Oscar).
Il titolo che ho scelto intende rimandare ai prossimi cinque interventi su questo blog, che rappresentano il mio tentativo (in realtà per nulla facile) di comporli nel loro insieme in un unico spartito, per affrontare un tema che reputo particolarmente cruciale: il futuro dell’attività di management e di consulenza, nell’orizzonte della crisi. Franco La Cecla, 2009 - Editori Laterza In ragione della mia esperienza personale e famigliare, il concetto di malinteso ha costituito per me un oggetto di particolare interesse fin dalla mia prima adolescenza.
Successivamente, la mia esperienza di direzione nell’ambito di un’organizzazione di servizi, e poi quella di consulenza professionale rivolta alle imprese e alla pubblica amministrazione, hanno generato in me un particolare interesse sia per gli aspetti di pragmatica della comunicazione, sia per gli aspetti di dinamica relazionale nel rapporto di consulenza. L’attività di riflessione svolta su questi temi, anche nell’ambito del mio insegnamento in università, mi ha portato a sviluppare una particolare sensibilità verso quegli approcci psico-sociali che fanno del malinteso un elemento cruciale e ‘intoglibile’ della relazione professionale. In particolare (forse dell’inconsapevole tentativo di ‘riparare’ in qualche modo alla tanta sofferenza generata dal malinteso, della quale sono stato con dolore testimone da adolescente) sono stato progressivamente sempre più attratto dagli aspetti ‘fecondi’ del malinteso: come se non nonostante esso, ma proprio grazie ad esso (serendipicamente), i diversi attori di una relazione professionale (e di una relazione tout court) potessero raggiungere risultati impensabili all’inizio del loro rapporto. Sendhil Mullainathan - Eldar Shafir, 2014 - Il Saggiatore Questo volume contiene anche un capitolo dedicato al tema della competenza (uno dei temi principali della mia riflessione), e allo sviluppo della teoria della ‘larghezza di banda’ (proposta dagli autori) in relazione ad esso.
Ma come sempre succede, ‘frequentandolo’ ho scoperto che il volume contiene molte più cose di quelle che mi ero inizialmente prefigurato. Coloro che hanno avuto la pazienza di guardare fino al termine lo spassoso e istruttivo monologo di Ivano Marescotti sull’identità della ‘vera Romagna’, forse ricorderanno che anche lui si richiama alla straordinaria vignetta di Altan (che a sua volta sembra ne sia debitore a Flaiano), nella quale uno dei suoi stralunati personaggi, fissando il lettore come si fissa il vuoto, afferma sconsolato e rassegnato ‘mi vengono in mente opinioni che non condivido’.
A proposito di integrazione e identità, temi affrontati nell'articolo 'l'integrazione come bene comune' Il gioco di parole di alcuni giorni fa del Presidente del Consiglio (‘Oggi di fronte alla sfida del Coronavirus si impongono tre parole d’ordine: cooperare, cooperare, cooperare') ha richiamato l’attenzione (come sempre più spesso avviene di fronte alle sfide della modernità e della complessità) sulla esigenza ‘vitale’ di reciproco aiuto, supporto, condivisione, collaborazione, coordinamento tra soggetti, strutture, istituzioni per potere sopravvivere, evolvere, svilupparsi, ‘avere successo’.
Sull’Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell’aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l’oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell’anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conformemente alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell’aria aveva la tensione massima, e l’umidità atmosferica era scarsa. Insomma, con una frase che quantunque un po’ antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d’agosto dell’anno 1913 Albert-László Barabási, 2004 - Einaudi Editore Un testo particolarmente interessante e a tratti illuminante (almeno per me, che non sono un esperto di questo specifico ambito). A posteriori, un autentico insight sulla dinamica delle diffusioni ‘virali’, oggi così drammaticamente di attualità. All'inizio del ventunesimo secolo, un gruppo di scienziati sostiene che tutte le reti hanno in comune un ordine e che si comportano secondo alcune regole. Lo scienziato che per primo è riuscito a "mappare" la struttura complessiva del World Wide Web, racconta la storia dei sistemi connessi, cominciata nel Settecento con Eulero e giunta oggi a sviluppare nuove cure contro il cancro. L'autore illustra il lavoro di mappatura delle reti in un vasto ambito di discipline, nella convinzione che la rete sociale, le compagnie d'affari e le cellule sono molto più simili di quanto si pensi. Descrive le applicazioni concrete della nuova scienza, spiega come "Google" sia diventato il motore di ricerca più popolare e come la rete abbia condizionato l'economia americana. Pier Luigi Celli, 2006 - Sellerio Editore Ci sono lacune manageriali più pericolose - ai fini della conduzione di impresa - della stessa carenza di competenze specifiche in alcuni settori (mettiamo, finanza o marketing o altro). E sono quelle che minano direttamente le capacità relazionali con colleghi e dipendenti, presentandosi come difficoltà di rapporto che, sotto l'alibi del carattere, giustificano rigidità, distanza, fino a scorrettezze e sostanziale disprezzo. |
PIER GIOVANNI BRESCIANIPsicologo, Fondatore di Studio Méta & associati, Professore a contratto presso Università di Urbino |