L’integrazione richiama l’idea di soggetti diversi, con identità diverse ma precise, forti (per quanto è dato nel contesto attuale e nell’esprit du temp: potremmo dire winnicottianamente ‘abbastanza forti’), che cooperano in funzione del raggiungimento di obiettivi condivisi, mettendo in valore le proprie risorse e qualità. Anche se c’è tuttora un vivace dibattito al riguardo, per la maggior parte degli autori ciò non significa che vi debba essere (a monte) una condivisione di valori (per il filone di pensiero più scettico, ciò è dovuto al fatto che nella società attuale valori condivisi non potrebbero proprio esistere): in tal senso, l’integrazione indicherebbe soltanto la forma istituzionale ed organizzativa strumentale al raggiungimento di obiettivi comuni, pertinente, coerente, ed avrebbe quindi a che fare più con l’universo dei mezzi che con quello dei fini. Naturalmente, le considerazioni finora svolte sull'integrazione lasciano aperte alcune questioni essenziali (che sono poi quelle per cui a volte - o in certi contesti - l’istanza della integrazione viene vissuta con diffidenza, con sospetto, quando non addirittura con estraneità). Vediamole con ordine:
Questa sintetica ricognizione delle ragioni di difficoltà dell’integrazione ci conduce ora alla soglia dell’ultima parte della riflessione che sto proponendo: quella relativa alle infrastrutture necessarie affinché essa sia realizzabile e sostenibile (to make it happen) da parte dei diversi soggetti che intendono (o sono chiamati a) intraprenderla. Ne tratterò nel prossimo ed ultimo intervento. Immagine d Turgay Mutlay
1 Comment
UGO VIRDIA
22/4/2020 12:37:09 pm
Sono anche io in attesa della tua ultima riflessione sul tema dell’integrazione.
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