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Appunti di Viaggio

IL BLOG DI PIER GIOVANNI BRESCIANI

SCARCITY. PERCHÈ AVERE POCO SIGNIFICA TANTO

15/4/2020

 
Sendhil Mullainathan - Eldar Shafir, 2014 - Il Saggiatore
Questo volume contiene anche un capitolo dedicato al tema della competenza (uno dei temi principali della mia riflessione), e allo sviluppo della teoria della ‘larghezza di banda’ (proposta dagli autori) in relazione ad esso.
Ma come sempre succede, ‘frequentandolo’ ho scoperto che il volume contiene molte più cose di quelle che mi ero inizialmente prefigurato.
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Per scarsità intendiamo ‘avere meno di quanto pensiamo ci occorra’…
Scoprire una logica comune nella scarsità avrebbe importanti implicazioni. ‘Scarsità’ è un concetto ampio: il problema della disoccupazione, per esempio, è anche un problema di scarsità di mezzi finanziari. La perdita del lavoro irrigidisce subito il bilancio familiare: il reddito è troppo poco per coprire il mutuo, le rate dell’auto e le spese correnti giorno dopo giorno. Il problema del crescente isolamento sociale (‘giocare a bowling da soli’) è una forma di scarsità: si tratta di persone che hanno troppo pochi legami sociali. Il problema dell’obesità, per quanto possa sembrare controintuitivo, è anche un problema di scarsità.
​Seguire una dieta richiede che si affronti la sfida di mangiare meno di quanto si è abituati: un budget calorico ristretto, ossia scarsità di calorie. Il problema della povertà globale, la tragedia di moltitudine di persone che vivono con 12 dollari al giorno, è un altro tipo di scarsità, finanziaria. A differenza della repentina, ma spesso transitoria, contrazione di un bilancio familiare (causato dalla perdita del lavoro), povertà vuol dire ristrettezza di budget perpetua…
La scarsità non è solo un limite fisico. È anche uno stato mentale. Quando cattura la nostra attenzione, la scarsità cambia il nostro modo di pensare - a livello di millisecondi, come di ore, giorni o settimane. Insediandosi al centro dei nostri pensieri, influenza ciò che osserviamo, il modo in cui valutiamo le opzioni e, in ultima analisi, che cosa decidiamo e come ci comportiamo.
Quando ‘funzioniamo’ in condizioni di scarsità, i problemi ci appaiono diversi e li affrontiamo in maniera diversa…
Quando la scarsità cattura la mente, diventiamo più attenti ed efficienti. Tuttavia non siamo liberi di scegliere quando la nostra mente sarà catturata. Pensiamo ad un progetto incombente non solo quando siamo al lavoro, ma anche quando siamo a casa e stiamo cercando di aiutare nostra figlia a fare i compiti. La stessa cattura automatica che ci aiuta a concentrarci ci diventa un fardello negli altri aspetti della vita. Siccome siamo preoccupati per la scarsità, poiché la nostra mente vi torna costantemente, abbiamo meno attenzione da prestare a tutto il resto. Questa è più di una metafora. Possiamo misurare direttamente la capacità mentale, ossia, come diciamo noi, la larghezza di banda. Possiamo misurare l’intelligenza fluida, una risorsa che influenza il modo in cui elaboriamo le informazioni e prendiamo le decisioni. Possiamo misurare il controllo esecutivo, una risorsa essenziale che incide sull’impulsività del nostro comportamento.
E scopriamo che la scarsità riduce tutte queste componenti della larghezza di banda: ci rende meno intuitivi, meno lungimiranti, meno controllati. E gli effetti sono consistenti. Essere povero, per esempio, riduce la capacità cognitiva di una persona più di un’intera notte senza dormire. Non è che i poveri abbiano una minore larghezza di banda come individui. È l’esperienza della povertà che riduce la larghezza di banda, per chiunque…
In un certo senso, la tesi di questo libro è piuttosto semplice. La scarsità cattura la nostra attenzione, e ciò ci fornisce un limitato vantaggio: lavoriamo meglio quando dobbiamo gestire esigenze pressanti. Ma, in termini più generali, ci costa caro: trascuriamo altri interessi e diventiamo meno efficaci in tutto il resto della nostra vita. Questa tesi non contribuisce solo a spiegare come la scarsità modelli il nostro comportamento; produce anche risultati sorprendenti e getta una nuova luce sul modo in cui potremmo gestire la nostra scarsità.


(tratto dall’Introduzione al volume, da parte degli autori)

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    PIER GIOVANNI BRESCIANI

    Psicologo, Fondatore di Studio Méta & associati, Professore a contratto presso Università di Urbino

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