Coloro che hanno avuto la pazienza di guardare fino al termine lo spassoso e istruttivo monologo di Ivano Marescotti sull’identità della ‘vera Romagna’, forse ricorderanno che anche lui si richiama alla straordinaria vignetta di Altan (che a sua volta sembra ne sia debitore a Flaiano), nella quale uno dei suoi stralunati personaggi, fissando il lettore come si fissa il vuoto, afferma sconsolato e rassegnato ‘mi vengono in mente opinioni che non condivido’. Ancora una volta, la sintesi di Altan è folgorante: l’espressione coglie perfettamente il segno del sorgere di quello che R. D. Laing avrebbe chiamato divided self (io diviso), e illustra in modo illuminante l’insinuarsi di una crepa ormai inarrestabile nel castello di certezze che tutti progressivamente ci costruiamo. Nel corpo dell’intervento dal tiolo ‘cinque pezzi (non) facili’ (che tratta di management e consulenza) richiamo anche io questa espressione piena di significato, proprio per indicare quanto l’esperienza sul campo mi abbia portato a problematizzare e a mettere in discussione assunti dati troppo per scontati, che non di rado si rivelano autentici luoghi comuni: tomba del pensiero e, ciò che più ancora conta, tomba del cambiamento e dello sviluppo. Ascoltare ‘le opinioni che non condividiamo’ (quelle degli altri, ma soprattutto le nostre) dovrebbe rappresentare per tutti una nuova etica del pensiero, ma io ritengo ci sia qualcosa di ancora più importante: perché questo è anche l’unico modo che conosco per praticare una nuova etica dell’azione. Comments are closed.
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PIER GIOVANNI BRESCIANIPsicologo, Fondatore di Studio Méta & associati, Professore a contratto presso Università di Urbino |