‘In direzione ostinata e contraria’ Con buona pace dei tanti che la pensano diversamente (non di rado, viene da dire ascoltandoli, senza conoscerne adeguatamente né i contenuti, nè le esperienze sul campo) ritengo non da oggi che il sistema delle politiche attive per il lavoro e dei servizi per l’impiego costituisca una delle architravi essenziali di un sistema (economico, sociale e produttivo) che sia allo stesso tempo efficiente, efficace ed inclusivo; oppure, cambiando metafora e ponendosi da un punto di vista meno gerarchico-strutturale, che costituisca uno degli hub essenziali di una rete di risorse per lo sviluppo. Per questo motivo, dopo avere pubblicato numerosi volumi, articoli e saggi sui temi oggetto della mia esperienza (di ricerca, formazione e consulenza) in questo ambito, ho deciso di dare maggiore continuità a questo mio impegno, e di cercare di favorire una maggiore visibilità di questo tema, che vada oltre i limiti dello scandalismo cui siamo ormai purtroppo avvezzi (anche in forza di situazioni che, qualche volta, effettivamente 'scandalose' lo sono, e come tali vanno riconosciute, senza timore). Sembra quindi trattarsi, ancora una volta, di andare ‘in direzione ostinata e contraria’, secondo la suggestiva espressione di Fabrizio De André: ma, almeno da un certo punto in avanti della propria vita, ciascuno di noi è chiamato ad onorare la propria storia, e quanto da essa ha appreso e ancora apprende. Su molti dei temi di cui mi occupo, e ai quali sono particolarmente legato, questo blog costituisce per me allo stesso tempo il luogo e il mezzo per perseguire questo obiettivo, per rispondere a questa esigenza, per cercare di soddisfare questo desiderio. Per questo, da oggi l’ambito delle politiche del lavoro e dei servizi per l’impiego costituirà, con continuità, uno spazio specifico di riflessione e approfondimento. Le considerazioni che seguono sono tratte dal volume di P.G.Bresciani - P.A.Varesi Servizi per l’impiego e politiche attive del lavoro. Le buone pratiche locali, risorsa per il nuovo sistema nazionale (Franco Angeli, 2016) Se ‘ascoltata’ con attenzione, ogni buona pratica di progettazione, organizzazione o erogazione di servizi per il lavoro è interessante in sé, per ciò che ciascuna delle esperienze racconta e entro certi limiti insegna in relazione al proprio oggetto specifico (di volta in volta: il collocamento dei disabili, i tirocini, lo sportello per immigrati, i servizi per le imprese, il coinvolgimento dei soggetti socio-istituzionali nella gestione; etc.), dall’altro lato è preziosa per ciò che è in grado di suggerire trasversalmente in termini di condizioni per la qualità e l’efficacia delle esperienze. In altre parole, possiamo trarre dalle buone pratiche (almeno quelle ‘abbastanza buone’, come prudentemente suggerito da D. Winnicott per ciò che riguarda le madri) alcune indicazioni per una ecologia dei servizi per il lavoro, che vorremmo proporre alla riflessione degli stakeholder alla soglia del nuovo big change in atto nel nostro Paese. Non ci riferiamo ai singoli dispositivi, alle procedure o alle singole metodologie di intervento: a noi pare infatti che le buone esperienze suggeriscano anche altro, ad un livello diverso: un insieme di principi e criteri per l’azione che costituiscono allo stesso tempo altrettante condizioni per un esito positivo. Procederemo per estrema sintesi, presentando una check-list di punti di attenzione (non necessariamente in ordine di importanza) che ci sembrano emergere con chiarezza dalle esperienze sul campo, e che possono costituire un decalogo per gli stakeholder, nella nuova fase di sviluppo delle politiche e dei servizi nel nostro Paese.
Se quelli indicati nel decalogo appena richiamato possono essere considerati altrettanti elementi costitutivi per una ecologia dei servizi per il lavoro (e cioè perché il sistema produca in esito risposte appropriate agli specifici problemi degli utenti, risposte che siano sufficienti per quantità e adeguate per tempestività), a noi pare che uno dei principali compiti da affrontare in una prospettiva strategica da parte dei responsabili politico-istituzionali, dal management dei Centri per l’impiego e dagli stakeholder, consista nel prenderne in carico le implicazioni operative, e nel trasformare in attività concrete e in modalità di intervento qui e ora le dieci suggestioni che le buone pratiche ci hanno sollecitato, capitalizzandole in funzione del nuovo big change in essere. Si tratta, allo stesso tempo, di un compito etico, politico-istituzionale, organizzativo e professionale, e per affrontarlo al meglio occorre il contributo (di intelligenza, competenza, passione) di tutti: pubblico e privato, istituzioni e parti sociali, professionisti e funzionari, dirigenti e operatori. [1] Per quanto non recente, il volume di P.G.Bresciani Servizi per l’impiego. Modelli organizzativi Quaderni SPINN 1-2003 ci sembra poter costituire tuttora un utile e attuale strumento di lavoro in relazione alla progettazione e implementazione della organizzazione di un Centro per l’impiego [2] A tale riguardo sia consentito il rinvio al volume di P.G.Bresciani, A.Sartori, Innovare i servizi per il lavoro. Tra il dire e il mare… Apprendere dalle migliori pratiche internazionali Franco Angeli 2015. [3] cfr. R. Normann La gestione strategica dei servizi Etas Libri 1999 immagini di Miguel Á. Padriñán e Christina Morillo
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PIER GIOVANNI BRESCIANIPsicologo, Fondatore di Studio Méta & associati, Professore a contratto presso Università di Urbino |