'LA' COMPETENZA O 'LE' COMPETENZE? RIFLESSIONI PROFETICHE SU UN NUOVO CAMBIAMENTO DI PARADIGMA9/12/2021 Competenza, expertise, competenza esperta (ne esisterebbe dunque una non esperta?): sono questi i termini con i quali in questi anni (direi a partire dalla fine degli anni ‘80 nel contesto italiano) si è fatto riferimento, soprattutto nella letteratura tecnico-specialistica, alla particolare capacità performativa di alcune persone nel proprio dominio professionale, capacità riconosciuta socialmente (i colleghi, i superiori, altri).
0 Comments
Ho scritto le considerazioni che leggerete di seguito molto tempo fa, e le riscriverei oggi tali e quali.
Costituiscono il breve contributo che la fondatrice, e allora responsabile, di una struttura nata per aiutare i giovani a costituire imprese (Giovane Impresa) mi propose di scrivere per il volume, da lei curato, destinato a ricostruire e a ‘comunicare’ il senso di quella impresa (quella di aiutare gli altri a fare impresa), proprio nel momento in cui l’istituzione che l’aveva promossa aveva deciso di porre termine a quella esperienza ormai pluriennale. Oggi che il tema dei giovani e quello della creazione di impresa costituiscono di nuovo (ma è mai accaduto diversamente, a ben vedere?) una priorità dell’agenda politico-istituzionale ed economico-sociale, ho ritenuto interessante e utile recuperare quel contributo. E dopo averlo fatto, ho pensato che si tratti di considerazioni particolarmente appropriate alla mission che ho assegnato alla sezione ‘Ritorno al futuro’ di questo blog, destinata ad ospitare (come recita la specifica che accompagna il titolo) ‘pensieri, proposte e progetti elaborati nel corso del tempo, e che possono costituire una risorsa per affrontare il futuro’. Ecco dunque di seguito il testo, perché anche voi lo possiate valutare Dopo la ricognizione operata nei precedenti interventi su alcuni dei principali elementi che ‘fanno problema’ (quantomeno nella mia esperienza) nell'esercizio della funzione di management e di consulenza, vorrei ora proporre alcune suggestioni su altrettante possibili aree di attività che riguardano il miglioramento del lavoro delle persone.
Continuando nella elaborazione dei ‘cinque pezzi (non) facili’ oggetto di questa serie di interventi, siamo arrivati al passaggio che riguarda le persone.
Continuando nella elaborazione dei ‘cinque pezzi (non) facili’ per lo spartito che sto cercando di comporre, siamo arrivati al terzo passaggio, che è quello che riguarda le lezioni apprese (lessons learned).
Continuiamo dunque il nostro percorso, affrontando in questo intervento il secondo dei ‘cinque pezzi (non) facili’ che danno il titolo a questa piccola serie di contributi tra loro connessi su management e consulenza: si tratta questa volta della complessità del lavoro manageriale, della quale vorrei se pur brevemente richiamare alcuni aspetti distintivi.
Eccoci dunque alla prima delle cinque brevi riflessioni che vorrei svolgere su management e consulenza nel tempo della crisi, che ho introdotto con il mio precedente intervento: il primo dei ‘cinque pezzi (non) facili’ di cui al titolo.
La prima parte del titolo di questo intervento si richiama a un film di Bob Rafelson di ormai 50 anni fa e che ho amato particolarmente (‘Cinque pezzi facili’: film intenso e drammatico, nel quale straordinaria è l’interpretazione fornita da un Jack Nicholson in stato di grazia; non a caso sia il film che l’attore hanno ricevuto a quel tempo la nomination per l’Oscar).
Il titolo che ho scelto intende rimandare ai prossimi cinque interventi su questo blog, che rappresentano il mio tentativo (in realtà per nulla facile) di comporli nel loro insieme in un unico spartito, per affrontare un tema che reputo particolarmente cruciale: il futuro dell’attività di management e di consulenza, nell’orizzonte della crisi. Diverso tempo fa, mi è capitato di mettere a tema un elemento che a me pare sempre più intrinsecamente costitutivo dell’agire competente, che ho definito ‘la capacità di non fare’, ovvero ‘l’arte di astenersi’.
Sull’Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell’aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l’oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell’anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conformemente alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell’aria aveva la tensione massima, e l’umidità atmosferica era scarsa. Insomma, con una frase che quantunque un po’ antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d’agosto dell’anno 1913 |
x
|