DIREZIONE D’ORCHESTRA E ETICA MANAGERIALELa prematura scomparsa di Ezio Bosso ha, comprensibilmente, contribuito alla speculare comparsa sui social e sul web di numerosi filmati, interviste, riprese, ricordi di questo personaggio straordinario.
Ora che il flusso delle citazioni è rallentato, non è quindi per allinearmi alla emozione collettiva che propongo qui a mia volta un breve filmato tratto da una sua intervista ad opera di Iannaccone nell’ambito della sua trasmissione ‘I dieci comandamenti’, sollecitandovi a prenderne visione, e soprattutto ad ascoltarne attentamente le parole. È invece per riconoscere il senso profondo che ho trovato in queste parole, e per la profonda suggestione che credo non possano non creare in chiunque svolge un ruolo di coordinamento e/o manageriale, in qualsiasi tipo di organizzazione (economico-produttiva, sociale, artistica, sportiva, politica, istituzionale…). Il direttore che ‘si prende cura’ di coloro che suonano con lui. La dimensione di ‘inclusione’ che connota qualsiasi attività collettiva. Lo scopo per cui si studia e ci si esercita per ore e ore: ‘non per essere migliori, ma per migliorare. Perché quando io miglioro me stesso, anche il mio compagno suona meglio’. E tanto altro, che il mio commento rischierebbe di impoverire. Una autentica lezione di leadership, e di etica manageriale. ‘PEOPLE FIRST’ TRA TEORIA E PRATICA: UNA DISTANZA INEVITABILE?Ritengo opportuno e corretto premettere, per scrupolo, che il video di cui state per prendere visione contiene anche alcune espressioni di una certa volgarità, per quanto da tempo ormai di uso corrente anche sui mezzi di comunicazione di massa.
Nonostante ciò, ho deciso di riproporlo ‘così come è’ (come faccio quando tengo conferenze o seminari o giornate di aula, sui diversi temi che emergono in filigrana da questo pur breve video) in particolare per due motivi:
Che poi, anziché di parlare di un motivo di natura emotiva e di uno di natura razionale, sia forse più opportuno parlare di motivi entrambi di una diversa razionalità, è questione molto interessante che merita una specifica trattazione, alla quale penso di dedicare un prossimo intervento. Stavo per dimenticare il titolo (del volume e del film): ‘Volevo solo dormirle addosso’ |
ALTANColoro che hanno avuto la pazienza di guardare fino al termine lo spassoso e istruttivo monologo di Ivano Marescotti sull’identità della ‘vera Romagna’, forse ricorderanno che anche lui si richiama alla straordinaria vignetta di Altan (che a sua volta sembra ne sia debitore a Flaiano), nella quale uno dei suoi stralunati personaggi, fissando il lettore come si fissa il vuoto, afferma sconsolato e rassegnato ‘mi vengono in mente opinioni che non condivido’.
Ascoltare ‘le opinioni che non condividiamo’ (quelle degli altri, ma soprattutto le nostre) dovrebbe rappresentare per tutti una nuova etica del pensiero, ma io ritengo ci sia qualcosa di ancora più importante: perché questo è anche l’unico modo che conosco per praticare una nuova etica dell’azione. UN ANNO NELLA VITA
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Questa vignetta di Altan (anche se fatico a definire in un modo così riduttivo le sue opere, almeno per il significato che viene attribuito comunemente a questo termine), già così meaningful per me dalla fine degli anni ’70 quando la incontrai per la prima volta, esprime oggi in modo sintetico ed immediato, come spesso capita con questo autore, una verità per dire la quale avremmo bisogno (almeno, io avrei bisogno) di tante più parole, e certamente meno efficaci.
Come per altre immagini ‘storiche’ di questo autore, alcune delle quali ho intenzione di condividere in alcuni dei prossimi appuntamenti, la visione stimola una associazione immediata al tempo presente. |
A me ad esempio viene da pensare a quanto, dei discorsi anche recenti di parte della politica, delle parti sociali, dell’università e degli ‘esperti’, ma anche del mondo delle imprese e delle professioni, del marketing, ed anche di tutta la variegata gamma dei mezzi di comunicazione (tv, giornali), appaia oggi improvvisamente come irrimediabilmente datato: quando non addirittura irresponsabilmente vuoto, offuscato dal narcisismo, da uno smodato spirito competitivo e dall’invidia, e illuso di poter vivere di una rendita senza fine.
Nel gioco delle libere associazioni (che libere non lo sono per nulla, come sappiamo) mi viene da proseguire con una ulteriore citazione (troppo nota questa volta perché ne richiami l’autore) ‘Non chiedere per chi suona la campana. La campana suona per te’.
Per la mia parte, sto cercando di non cadere nella tentazione di non rispondere.
Nel gioco delle libere associazioni (che libere non lo sono per nulla, come sappiamo) mi viene da proseguire con una ulteriore citazione (troppo nota questa volta perché ne richiami l’autore) ‘Non chiedere per chi suona la campana. La campana suona per te’.
Per la mia parte, sto cercando di non cadere nella tentazione di non rispondere.
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(o meglio entrambre, se le emozioni sono forme iperveloci di cognizione).
IVANO MARESCOTTI - MONOLOGO
A proposito di integrazione e identità, temi affrontati nell'articolo della sezione Il Tempo Presente.
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